Tribunale di Pace

Benedetta comunicazione

Tempo fa scrissi un articolo a quattro mani con mio figlio Tommaso Maria, dal titolo “L’aria e la mamma green”. Fu molto bello condividere con il mio tenero, ma tenace virgulto, un tema sensibile e di grandissima attualità.
Non potevo non realizzarne un altro con la comunicatrice di casa per eccellenza, mia figlia Benedetta.
Ali per volare, radici per tornare, motivi per rimanere: tutto comunica! Ma l’obiettivo deve essere “smart”.
Questo il monito impresso su una comune lavagna, dalla quale Benedetta ha imparato che la comunicazione è fondamentale. E’ l’ABC!
Ciò che rende poi efficace la comunicazione non è tanto la tecnica o la strategia che si utilizza, quanto la capacità di creare uno scambio con l’altro, una proposta di relazione fondata su valori e principi etici verso sé stessi e verso gli altri.
Si parla ovunque di comunicazione e innovazione, usiamo acronimi a mo’ di tormentoni spesso ignorandone il reale significato. Così come per smart che viene usato comunemente come sinonimo di velocità, in realtà vuol dire tanto altro.
L’acronimo S.M.A.R.T. letteralmente sta a significare:
Specific (specifico): l’obiettivo deve essere definito e tangibile.
Measurable (misurabile): l’obiettivo deve essere esprimibile numericamente.
Achievable (attuabile): l’obiettivo deve essere coerente e compatibile con contesto e risorse. Quali azioni possono concretizzare il mio obiettivo?
Realistic (realistico): individuare i margini di realizzazione di un progetto richiede capacità e intuito, considerando ad esempio fattori interni, risorse, settore, congiunture o fattori esterni.
Time-related (in funzione del tempo): non esiste progetto che non sia pianificato, cioè che non abbia una determinazione cronologica con relazioni tra le attività legate ad eventi inizio e fine.
Ne scriviamo come se fosse il nostro obiettivo primario, a tratti irraggiungibile. E’ stato proprio in virtù di questa situazione di caos, circondata da ingegneri e professionisti con formazione eterogenea, che sono uscita presto dal mio guscio giuridico, travolta dal magma dell’innovazione e della comunicazione. Mi sono connessa come i liquidi con l’ecosistema. Ebbene sì, con i miei partner, abbiamo messo a sistema l’esperienza individuale per raggiungere la tanto agognata e forse abusata concezione dell’”innovazione e della comunicazione”.
Leggendo e attingendo ovunque, acquisendo metodi, frequentando e realizzando corsi alla ricerca del nuovo e del come comunicarlo, con lo stesso approccio di un bambino, puro, perché privo di sovrastrutture alias barriere.
D’un tratto il pensiero, scevro da qualsivoglia appartenenza, ma solo intriso di ammirazione per chi ha fatto del proprio lavoro una missione, va a un estratto del metodo Marchionne. “…I membri di un gruppo eccezionale devono essere volontari, neofiti e dedicati. Volontari perché entrare a far parte di un gruppo è difficile, solo i più bravi riescono ed è un onore. La mentalità del neofita è necessaria per risolvere in modo nuovo, con soluzioni ingenue problemi complessi. Senza la dedizione non è possibile eccellere…”.
Ma come si può realizzare tutto ciò senza che resti una mera chimera?
Ecco, è indispensabile educare i minori a tale mentalità, attuando quella che sovente viene definita rivoluzione culturale tout court.
Come? Instillando in ciascuno dei nostri piccoli comunicatori in erba il germe dell’innovazione facendo leva sulla loro curiosità ancora priva di barriere.
E Benedetta sia la comunicazione!